Come spesso accade in estetica, il microblading non si può considerare una tecnica universalmente valida: oltre alle precauzioni sulle condizioni di salute di partenza del paziente, bisogna valutare caso per caso a quale risultato puntare sulla base dei tratti del viso e bisogna valutare se la scelta del PMU è compatibile con il tipo della propria pelle.
Approfondiamo questo tema.
Partiamo dalla base, dalla struttura e dalle caratteristiche della pelle: in media è spessa da 0,5 a 2 millimetri, raggiungendo anche i 4 in alcune zone del corpo come nuca, mani e piedi; è divisa in due strati, l’epidermide più superficiale e il derma più in profondità
- L’epidermide è composta da cinque strati di cellule non vascolarizzate e che sono oggetto di continuo ricambio;
- Il derma è tessuto connettivo vascolarizzato altamente elastico, tra le cui cellule troviamo anche i cromatofori, granuli di pigmento naturale che determinano il colore della pelle.
Nel derma troviamo anche le radici dei peli e le ghiandole, sia sudoripare che sebacee, che poi attraversano gli strati della pelle per emergere in superficie.
Le tecniche di dermopigmentazione utilizzano degli aghi per attraversare l’epidermide e depositare i pigmenti nel derma, che appunto è lo strato che determina effettivamente l’aspetto superficiale della pelle. Questo processo accomuna il trucco semipermanente e tatuaggi, ma i secondi utilizzano pigmenti che non possono essere smaltiti naturalmente e che vengono depositati più in profondità nel derma per garantire la loro conservazione nel tempo senza alterazioni.
Il trucco semipermanente invece opera sullo strato più superficiale del derma e usa sostanze che vengono assorbite dall’organismo nel corso del tempo senza effetti collaterali, che rendono tecniche come il microblading per l’appunto semipermanenti: non si tratta quindi di una decisione che cambia per sempre la vita, ma che invece permette di esplorare liberamente il proprio aspetto per poi decidere successivamente se rinnovare il trattamento, cambiare nuovamente la forma delle sopracciglia oppure abbandonare completamente questa strada.
La durata del microblading è strettamente legata alle caratteristiche della pelle, oltre che allo stile di vita delle persone: mediamente ci si può aspettare un periodo di un anno, ma la pelle grassa può rappresentare una criticità.
La pelle grassa, ovvero quella che appare lucida, oleosa, con i pori dilatati e una trama irregolare, è causata da una sovrapproduzione di sebo, spesso per fattori genetici, assunzione di certi farmaci, dieta sbilanciata o prodotti cosmetici/igienici non adatti. Se parliamo di microblading, i lipidi contenuti dal sebo causano un assorbimento più rapido dei pigmenti utilizzati, portando a risultati con una durata inferiore rispetto ad altri tipi di pelle; in aggiunta, bisogna tenere conto che è necessario utilizzare colori più caldi per ottenere le tonalità desiderate, perché la pelle grassa li ‘raffredda’ dopo la guarigione.
Questo non significa che chi ha la pelle grassa debba rinunciare al microblading, ma è giusto che sappia che gli effetti dureranno di meno: è comunque possibile contenere gli effetti della pelle grassa attraverso un’alimentazione curata, prodotti detergenti delicati ed esfolianti, rimedi naturali e agenti sebonormalizzanti.
All’opposto, anche pelli eccessivamente secche possono portare alle stesse conseguenze della pelle grassa, ma per motivi opposti: qua si tratta di una desquamazione rapida dell’epidermide che accelera anche il ricambio cellulare del derma.
Per le pelle delicate esiste invece la possibilità di ricorrere al microshading, una versione di microblading rivolta specificatamente per questo tipo di cute.
È importante sempre rivolgersi a professionisti certificati per avere una consulenza personalizzata che tenga conto del proprio tipo di pelle. Contattaci per saperne di più.