Il trucco semipermanente prevede l’utilizzo di un particolare strumento dotato di microaghi per depositare il pigmento sotto la pelle: vista la natura del trattamento, la domanda sorge spontanea, il microblading è doloroso? No, perché è pensato per essere il più indolore possibile grazie a vari accorgimenti.
Pur premettendo che la soglia di resistenza al dolore è un parametro molto soggettivo, la natura stessa del trucco semipermanente è quello di andare a correggere ed a modificare l’aspetto fisico con interventi la cui invasività è ridotta al minimo.
Il microblading ed altre forme di PMU vanno a depositare il pigmento che va a creare l’effetto desiderato nello strato più superficiale del derma: si tratta quindi di una penetrazione minima, a differenza dei tatuaggi che, pur agendo sulla base di un principio simile al trucco semipermanente, iniettano il loro pigmento più in profondità con strumenti meno delicati, causando dolore nella gran parte dei soggetti.
Il tipo di strumento, in effetti, è un altro fattore che permette al microblading di essere un trattamento molto più gentile: questo tipo di trucco semipermanente rivolto alle sopracciglia è infatti svolto con un tool manuale, una sorta di penna a cui vengono agganciate delle punte composte da un numero variabile di sottilissimi microaghi che raggruppati permettono di svolgere l’azione di deposito del pigmento sotto il derma.
Il tocco manuale e la conformazione degli aghi permettono una maggiore gentilezza sulla pelle, sia limitando il dolore per il paziente, sia permettendo di raggiungere quella qualità del risultato sulle sopracciglia promesso dalla tecnica del microblading, col disegno pelo per pelo permesso da questo tool speciale.
In aggiunta a queste caratteristiche intrinseche alla metodologia con cui è svolto il trattamento di microblading, vengono dedicate ulteriori attenzioni per limitare la percezione del dolore anche sui soggetti più sensibili, come l’uso di particolari creme con proprietà anestetiche locali diminuiscono la sensibilità della zona interessata. Nella maggior parte dei soggetti l’insieme di queste precauzioni permette di ridurre il disagio del trattamento ad un semplice pizzicore sulla pelle.
Il microblading risulta una procedura per sua natura minimamente invasiva, anche in termini di post-trattamento. Correlata alla questione se fa male o meno, c’è anche un’altra preoccupazione: il microblading causa cicatrici o complicazioni in un secondo momento? Anche qui la risposta è no: successivamente al trattamento compariranno piccole crosticine collegate ai microscopici fori fatti per poter depositare il pigmento sotto la pelle; similmente, è normale avere un leggero arrossamento della zona interessata per via della sua sollecitazione durante la seduta.
Entrambi questi lievi disagi sono di breve durata, specie se accompagnati dall’utilizzo di creme idratanti o lenitive e di premura nello sciacquare le sopracciglia con detergenti delicati e idealmente aiutandosi con cotone o dischetti da trucco. Il pigmento usato per il microblading è pensato per essere anallergico ed atossico, con una formula biocompatibile che viene smaltita naturalmente dall’organismo nel corso del tempo senza conseguenze.
Niente dolore e niente cicatrici, ma tutte queste considerazioni si applicano solo quando ci si affida ad un professionista preparato e competente, aggiornato e certificato sia in ambito di microblading sia sulle norme sanitarie: contattaci per sapere di più sui trattamenti di trucco semipermanente.