Abbiamo spesso parlato in maniera alternata di microblading e dermopigmentazione: per evitare potenziali confusione, facciamo un po’ di luce su cos’è la dermopigmentazione e quale è la differenza con il microblading.
La dermopigmentazione è, con un’interpretazione letterale, l’atto di colorare la pelle, con appositi pigmenti studiati per essere compatibili con il corpo; da un punto di vista tecnico, però, ci sono ulteriori informazioni che specificano e creano un preciso perimetro attorno a questo termine.
La prima, e la più importante, di queste caratteristiche è la natura semipermanente della dermopigmentazione: in effetti, l’atto di colorare la pelle si potrebbe ricondurre anche ai tatuaggi, ma questi ultimi sono pensati per essere impressi in maniera permanente (o perlomeno, permanente senza specifici interventi di rimozione più o meno invasivi e dolorosi) e rappresentano una scelta con cui si deve fare i conti in maniera ragionata ed i cui effetti si vedranno a lungo nel tempo.
La dermopigmentazione di cui stiamo parlando noi è appunto semipermanente e utilizza particolari pigmenti che vengono smaltiti naturalmente dal corpo nell’arco di uno/due anni a seconda delle caratteristiche specifiche dell’individuo, senza alcuna conseguenza per la sua salute e il suo benessere.
I pigmenti usati per la dermopigmentazione hanno formule particolari in base al produttore e all’effetto estetico che si desidera perseguire, ma quelle più diffuse integrano sostanze organiche e sostanze inorganiche, per colori brillanti e stabili nel tempo.
I pigmenti vengono iniettati nelle cellule del derma presenti nello strato più esterno e quindi più vicine all’epidermide: il risultato è quello di una colorazione visibile e naturale, perfettamente integrata con l’aspetto naturale della persona.
L’andare a scegliere proprio questo strato della pelle e l’utilizzo di specifici pigmenti biocompatibili rendono qualsiasi intervento di dermopigmentazione non invasivo e i suoi effetti estetici sono completamente reversibili nel caso non ci si trovi a proprio agio con il proprio nuovo aspetto.
Altrimenti, nel momento in cui le cellule iniziano il loro ciclo naturale di smaltimento del pigmento affievolendo gli effetti visibili della dermopigmentazione, si può effettuare un intervento di ritocco per ravvivare il colore oppure ripartire da zero per un effetto completamente diverso.
Quindi, queste caratteristiche definiscono il perimetro d’azione della dermopigmentazione: interventi di colorazione della pelle caratterizzati da una natura semipermanente grazie alla metodologia di applicazione e alla scelta di pigmenti appositi che vengono smaltiti naturalmente. Si tratta perciò di un termine contenitore, all’interno del quale troviamo molti interventi più specifici, che hanno queste caratteristiche e altre in più che li specializzano per area d’intervento, metodologia o obiettivo del trattamento.
Il microblading è una forma di dermopigmentazione quindi? Sì, tra i trattamenti abbiamo appunto il microblading, che quindi è una tipologia specifica di intervento di dermopigmentazione, che va a iniettare il pigmento solo ed esclusivamente per andare a ridefinire, ritoccare o ricostruire le sopracciglia.
Altri interventi specifici di dermopigmentazione sono quelli di natura paramedicale, che utilizzano il pigmento per andare a nascondere nella maniera più naturale possibile cicatrici e segni di incidenti oppure di interventi chirurgici: molto diffusa è la ricostruzione dell’areola mammaria a seguito di mastectomia, con risultati convincenti che aiutano a superare il disagio per l’intervento.
Per sapere di più sugli interventi di dermopigmentazione, contattaci.