Quando si decide di sottoporsi a un trattamento di trucco permanente, è importante raccogliere informazioni sul professionista a cui ci si sta rivolgendo: la pratica del PMU richiede il possesso di certificazioni e autorizzazioni che attestano le competenze dell’operatore e la sua ottemperanza alle norme igienico-sanitarie volte a garantire il benessere del paziente.
Pur con queste precauzioni, può capitare di ritrovarsi con un risultato insoddisfacente: le forme e i colori sono imprecisi o non si sposano con i tratti naturali del viso, l’effetto risulta troppo artificioso oppure compaiono viraggi cromatici indesiderati nel corso del tempo.
Per la natura del PMU, ci può ritrovare a dover convivere con questi risultati anche per un anno! Cosa fare in questi casi?
Per proporre un’offerta sempre più completa, molti professionisti hanno aggiunto alla gamma dei loro trattamenti la correzione di vecchi lavori di PMU e microblading, per rispondere a una domanda sempre più crescente.
Piuttosto che ricorrere all’eliminazione prematura dei pigmenti depositati sottopelle, con laser o appositi reagenti, si può effettuare un restyling che parte dalla precedente opera di PMU e ne corregge gli aspetti errati o insoddisfacenti.
Questa pratica prende anche il nome di camouflage ovvero ‘camuffare’: le aree interessate subiscono un nuovo trattamento di dermopigmentazione che maschera quello precedente, disegnando nuove linee ed usando i pigmenti corretti.
Questo approccio risulta vantaggioso per il cliente, che così non deve sottoporsi a una pratica di rimozione non sempre piacevole e riesce a riqualificare il suo investimento nel primo trattamento di PMU con costi minori rispetto a quelli richiesti per ripartire da zero.
Per effettuare la correzione di un vecchio lavoro di PMU è importante che l’operatore sia adeguatamente preparato: correggere è infatti molto più complicato di eseguire un lavoro ex novo e commettere ulteriori errori su un trattamento già insoddisfacente può avere gravi conseguenze sia estetiche che fisiche.
La formazione del professionista di trucco permanente deve essere integrata con accorgimenti specifici per poter riqualificare adeguatamente un trattamento svolto dalla mano di un altro specialista, senza risultare in un intervento di dermopigmentazione eccessivamente invasivo.
Pur richiedendo pazienza e competenza, imparare la correzione di vecchi lavori di PMU diventa una risorsa preziosa per far fronte a operatori privi dell’adeguata preparazione, attirati dal crescente successo riscosso dal trucco permanente.
Uno degli aspetti chiave è la colorimetria: che risultato si avrà quando verranno aggiunti i propri pigmenti a quelli già presenti sottopelle? L’operatore deve saper prevedere il risultato cromatico finale, in modo da scegliere i toni giusti per raggiungere l’obiettivo desiderato; in questo modo è possibile non solo correggere i viraggi cromatici, ma anche annullare completamente il colore già esistente.